GIORNALISTE SI NASCE

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I nostri ragazzi hanno visitato Palazzo Magnani durante l’esposizione delle opere di Piero della Francesca.

Dopo aver visto le opere hanno scritto questo articolo sulla loro esperienza, raccontando delle loro percezioni e sensazioni mentre percorrevano le stanze e i corridoi della mostra.

 

PIERO DELLA FRANCESCA
DOVE LA CONOSCENZA NASCE, CRESCE IL MISTERO
articolo di Alice Baricchi, Giulia Caberti, Debora Strozzi

“Piero Della Francesca è stato un geniale mentore del reale e, con ciò, della prospettiva e della profondità. Il suo rigore e la sua precisione hanno inciso la storia della pittura, trasformando il bidimensionale in illusione tridimensionale. La mostra è ben organizzata, efficace nell’intento di portare personalità di rilievo nella nostra molteplice città. Colpisce la fine attenzione al particolare dell’artista perché ci vuole molta pazienza, da certosino. Piero della Francesca è un maniaco della precisione e un perfezionista assurdo. Ci piace la sua attenzione al dettaglio e lo stimiamo oltremodo per la costanza negli studi che persegue, fino alla morte. Provoca e affascina contemporaneamente, è un maestro di studio del perfetto. Bisogna essere appassionati di matematica e di geometria. È molto particolare anche la meticolosità delle ombre e delle luci, dei modelli super calcolati. All’inizio della mostra, di primo impatto, si pensa che ci vorrebbe tempo per studiare ogni singola opera, per cercare di capirla. Quando non sei esperto di determinate discipline, cerchi di decifrare l’artista, di entrare nel suo mondo irraggiungibile. La prima esperienza che facciamo è quella della non comprensione, poi si assapora la dimensione del mistero e della magia. La magia delle sue opere ti affascina, entri in un mondo non reale, quasi impercettibile. I calcoli sono una dimensione lontana ai non addetti al lavoro, per noi è magia: la magia della natura che i nostri occhi percepiscono, ma che, senza calcoli, non sapremmo riprodurre. In natura, anche se non ci facciamo caso, è tutto preciso e calcolato.
Noi non siamo precise, perché a volte la nostra fisicità non controllata non lo permette, per questo vediamo il suo operato incuriosite, pensando al lavoro svolto prima di arrivare all’opera conclusa. Immaginiamo una persona immersa tra scartoffie, strumenti di misurazione, con mille schizzi accartocciati da rifare, forse scapperemmo a gambe levate… siamo matte, non siamo pazze! Questa visione dà l’illusione per un attimo di entrare nel suo mondo di artista, ma anche noi nel nostro piccolo lo siamo. Siamo ragazze come le altre, con la passione della scrittura. La parola detta ci manca, ma non l’intelligenza. Desideriamo governare i nostri limiti, ma non sempre vinciamo, come tutti. Gli altri ci definiscono come diversamente abili, anche se non ci piace: amiamo sentirci chiamare per nome. Siamo esempi soavi di amore e allegria, abili scrittrici. Abbiamo solo avuto la sfortuna di nascere con qualche problemino. La difficoltà maggiore sta forse nel fatto di non avere l’uso della parola, per questo ci servono strumenti tecnologici per dire (o meglio gridare) la nostra opinione. Siamo diverse solo per questo, ma crediamo sia un diverso speciale, che ci rende uniche.
Il viaggio della mostra è solcato da dotte visioni di immaginari possibili. Piero Della Francesca fornisce conoscenza, coltivando la prospettiva calcolata, con la sola forza dell’immaginazione. Ogni segreto esorta ricerche di significati, perché la fissazione dei concetti rende l’uomo cantore delle leggi dell’universo. L’artista soavemente arriva con sogni al canto della natura. Crediamo di capire i fini pensieri per decifrare tutto ciò che si cela dietro ad un quadro, un affresco, una copia, ma contengono racconti infiniti, respirati col cuore. Velocemente cerchiamo tra le colte stanze, con l’ansia dell’aspettativa, poiché l’organizzazione della mostra ci rende sicuri di ogni passo.
Ognuno porta a casa quadri di vita, dove è rappresentato parte del suo essere. Ognuno ha la sua cornice, il suo contenitore: Giulia il controllo, Debora la pazienza, Alice l’essere misteriosa. Da qui si prende il volo, bisogna sollevare gli sguardi per ritrovare altri cieli. Coltivare nuove prospettive condivise, collezionare cortei di fili, di ogni colore, di ogni misura, di ogni forma: sapienti tirature che volano lontano. Il mistero della precisione ci affascina e lo portiamo con noi: parte dell’umano si fa divino.”